Oggetto inutile, misterioso, un acquisto sbagliato, e chi più ne ha più ne metta.
Adam Huska sembrava, solo qualche settimana fa, dover vivere una stagione dietro le quinte, lontano dai riflettori. Ci si era chiesti il perché del suo acquisto.
Ma lo sport è bello proprio perché capace di ribaltare le situazioni in men che non si dica. Dopo la tanta tribuna (nemmeno la soddisfazione di giocare con i GDT Bellinzona), ora è bello rivederlo sul ghiaccio.
Il portiere dell’HC Lugano è diventato un elemento fondamentale. Con lui in porta, si vince (spesso), e le sue prestazioni sono di alto livello.
Bisognava soltanto dargli fiducia, credere di più in lui, come ha fatto Uwe Krupp, che qualche merito, finora, ce l’ha sicuramente.
Era difficile credere che questo ragazzo di 27 anni, che aveva trascorso le ultime due stagioni nella KHL, sotto la guida di un certo Larionov, disputando 73 partite, e aveva difeso la porta della Slovacchia ai Mondiali, non fosse in grado di farsi apprezzare nel nostro campionato.
Uno che si era trasferito, una decina di anni fa, negli Stati Uniti, per giocare in una squadra legata ai New York Rangers, con cui ha disputato una sola partita in NHL (era la stagione 21/22), significa che i geni del buon portiere li ha sempre avuti.
Ora Huska è quel giocatore in grado di fare la differenza, di trascinare il resto del gruppo con le sue parate e con quegli atteggiamenti, come ha fatto vedere a Friborgo, che non eravamo più abituati a vedere da parte di un portiere. A qualcuno è venuto in mente l’ex portiere degli anni ottanta del Davos, Bucher. Un trascinatore, di cui questa squadra potrebbe aver veramente bisogno.
Schlegel, sicuramente un ottimo portiere, ha tutto il tempo per tirare il fiato e recuperare la forma migliore. Il Lugano, intanto, può affrontare lo sprint finale con la certezza di avere un portiere che sa chiudere la saracinesca. Potrebbe fare la differenza nelle ultime partite.
Adam Huska sembrava, solo qualche settimana fa, dover vivere una stagione dietro le quinte, lontano dai riflettori. Ci si era chiesti il perché del suo acquisto.
Ma lo sport è bello proprio perché capace di ribaltare le situazioni in men che non si dica. Dopo la tanta tribuna (nemmeno la soddisfazione di giocare con i GDT Bellinzona), ora è bello rivederlo sul ghiaccio.
Il portiere dell’HC Lugano è diventato un elemento fondamentale. Con lui in porta, si vince (spesso), e le sue prestazioni sono di alto livello.
Bisognava soltanto dargli fiducia, credere di più in lui, come ha fatto Uwe Krupp, che qualche merito, finora, ce l’ha sicuramente.
Era difficile credere che questo ragazzo di 27 anni, che aveva trascorso le ultime due stagioni nella KHL, sotto la guida di un certo Larionov, disputando 73 partite, e aveva difeso la porta della Slovacchia ai Mondiali, non fosse in grado di farsi apprezzare nel nostro campionato.
Uno che si era trasferito, una decina di anni fa, negli Stati Uniti, per giocare in una squadra legata ai New York Rangers, con cui ha disputato una sola partita in NHL (era la stagione 21/22), significa che i geni del buon portiere li ha sempre avuti.
Ora Huska è quel giocatore in grado di fare la differenza, di trascinare il resto del gruppo con le sue parate e con quegli atteggiamenti, come ha fatto vedere a Friborgo, che non eravamo più abituati a vedere da parte di un portiere. A qualcuno è venuto in mente l’ex portiere degli anni ottanta del Davos, Bucher. Un trascinatore, di cui questa squadra potrebbe aver veramente bisogno.
Schlegel, sicuramente un ottimo portiere, ha tutto il tempo per tirare il fiato e recuperare la forma migliore. Il Lugano, intanto, può affrontare lo sprint finale con la certezza di avere un portiere che sa chiudere la saracinesca. Potrebbe fare la differenza nelle ultime partite.
(Joly e Huska, nella foto PostFinance/KEYSTONE/Anthony Anex)