FC LUGANO
Dieci anni che non dimenticheremo mai
Pubblicato il 26.02.2025 09:33
di Luca Sciarini
Dieci anni sono passati velocemente, come veloce è la vita, che senza accorgersi, se ne va, regalandoci bei ricordi e qualche inevitabile rimpianto.
Il Lugano torna questa sera a Bienne, e allora è impossibile non ripensare a quella serata di fine maggio del 2015.
In panchina c’era Bordoli, che nonostante la promozione, lascerà l’incarico. Si racconta di dissapori con lo zoccolo duro dello spogliatoio e della promessa di Renzetti: “Se andate in Super League, avrete un nuovo allenatore”. Arriverà nientemeno che Zeman, con troupe e giornalisti in seguito dall’Italia. Ma questa è un’altra storia.
Era un Lugano a impronta ticinese: a parte Bordoli, in campo c’erano Bottani, Guarino, Tosetti, Padalino, Djuric e Rossini. Senza considerare Russo, ormai “adottato”, o Urbano, un altro dal cuore bianconero. E poi Basic e Rey, che hanno scritto pagine importanti di questo club. E ovviamente Sabbatini, che per una decina d'anni è stato il simbolo di questa squadra.
Insomma, era un’altra epoca.
Croci-Torti non c’era: faceva l’assistente a Chiasso, in una stagione complicata per i rossoblù in Challenge League.
Renzetti da qualche anno era presidente, dopo aver comprato le azioni da Preziosi. Gli stava a fianco   Bentancur, oggi a Bellinzona, che in quella stagione contribuì con l’apporto di elementi come Malvino e Cortelezzi. E si dice, qualche “incentivo” ai giocatori.
Il 25 maggio del 2015 era un lunedì di Pentecoste e i tifosi avevano preso d’assalto Bienne con i mezzi privati. Nei “Raststätte” i tifosi si salutavano prima della partita, si sarebbero abbracciati dopo.
Immagini difficili dimenticare, che avrebbero cambiato per sempre la storia di questo club.
Quel gol di Guarino (e il raddoppio di Urbano) avrebbe spalancato le porte per una nuova epoca: non si sarebbe più tornati indietro.
Renzetti tenne duro, portò il Lugano addirittura in Europa, prima di passare la mano a Mansueto.
Ora, nella vecchia Gürzelen, non si gioca più a calcio: ci sono due campi di tennis in erba.
Ci piace pensare che un po’ di quell’erba sia ancora quella di dieci anni fa, dove Renzetti, a fine partita, scese in campo ad abbracciare tutti.
Altri tempi, che non scorderemo mai.