Si è scatenato il
diluvio: l'eliminazione della Juve, dalla Coppa
Italia, in Italia ha fatto scalpore. La propaganda è finita,
Thiago Motta e Giuntoli sono sotto accusa. La pazienza
è terminata, i risultati non arrivano, e le sconfitte sono
incredibili. Una settimana e due clamorose estromissioni. A Torino
volevano il calcio-spettacolo, intendevano allestire un nuovo ed
entusiasmante progetto. L'idea era andare oltre il cinismo del conta
solo vincere. La nuova filosofia, il nuovo credo è costato, sono
stati investiti oltre duecento milioni. Ma il campo è spietato, e ha
decretato un verdetto, quasi, inappellabile: la Vecchia Signora
non è una squadra. Una squadra, quella vera deve avere una sua
immanenza, deve avere un'anima, deve essere posseduta da “uno
spirto guerriero ch'entro rugge”, come scrive il poeta. Madama
è come se sentisse tutto il peso dei suoi anni. Il suo fascino è
smunto, ha un pallore preoccupante. Si specchia e pensa al tempo
passato. Tutto è cambiato, troppo in fretta, troppo velocemente.
Motta e Giuntoli
sono stati superbi, hanno avuto un'alta considerazione di se stessi,
si sono stimati oltremodo. Si sono illusi: pensavano che avessero una
legittimazione naturale, essendo alla Juve.
Ma i bianconeri non incutono più paura. Che cosa manca alla Juve?
La proprietà, mette i soldi per inerzia, ma, probabilmente, il
giocattolo alla famiglia non interessa più. Il suo futuro lo vede fuori l'Italia. Meditate, gente gente.
(nella foto la prima pagina della "Gazzetta dello Sport")