I play-in si disputeranno senza il Lugano. È giusto così. Solamente i tifosi e qualche giocatore si sarebbero meritati la chance di vivere l’appendice supplementare per i giochi che contano. I bianconeri hanno praticamente toccato il punto più basso della loro storia dall’inizio dell’era moderna hockeistica, terminando la regular season al penultimo posto in una lega composta da 14 squadre. Non ci sono attenuanti che tengono. Persino la finale di playout contro l’Ajoie potrebbe divenire un’imbarazzante realtà senza “l’aiuto del Turgovia”, impegnato nella semifinale di Swiss League contro il Visp. Un campionato travagliato, figlio di errori, approssimazione e di una gestione vacillante da parte di una dirigenza in chiara difficoltà e superata dal corso degli eventi. Un quadro a tinte nere, c’è l’imbarazzo della scelta nell’elencare le sfumature di questo dipinto poco decoroso. Risultati scarsi, prestazioni spesso insufficienti, acquisti sbagliati, Il fallimento del progetto Gianinazzi, la partenza di Hnat Domenichelli, la vicenda Calle Andersson, la "fuga" di Justin Schultz. Quest’ultimo episodio ha messo oltretutto in risalto la mancanza di trasparenza e il poco rispetto nei confronti dei fedelissimi fans. I tifosi sono il patrimonio più importante di qualsiasi società, ma i piani alti non sembrano ancora averlo capito. Intendiamoci, ci sono retroscena dietro le quinte che devono restare all’interno, ma quella frasetta conclusiva nel comunicato dove si sottolineava che non si rilasceranno ulteriori dichiarazioni in merito all’addio del canadese era forse l'apice del "no sense". Ma veramente i fedelissimi fans non si meritavano delucidazioni non celate da inutili veli da parte del club? Ci sarebbero altri episodi da citare, ma meglio fermarsi qui. Pensare inoltre di poter riuscire a insabbiare certi accaduti ai nostri tempi genera solamente un grande sorriso. Un fallimento è un’occasione per ripartire. Il compito che attende il Lugano è tosto, le macerie e le scorie sono parecchie. La base per ripartire e costruire qualcosa di serio passa forzatamente da una seria autocritica e da un'analisi approfondita della situazione. I contenuti forniti dal CEO Marco Werder durante la conferenza stampa organizzata per annunciare l'allontanamento di Luca Gianinazzi e le spiegazioni annesse, surreali, non devono fare scuola, altrimenti non si progredirà. Fondamentale infine sarà scegliere le persone giuste per il ruolo di direttore sportivo e di allenatore. In questo senso sono attese a breve novità. Vicky Mantegazza qualche anno fa aveva indicato "il Rapperswil come esempio da seguire". E allora chissà che magari il nuovo diessé non sia proprio Janick Steinmann, attualmente direttore sportivo dei sangallesi, malgrado un contratto che lo lega ai Lakers ancora sino al 2026.
(foto Ticishot-Simone Andriani)