Una settimana surreale quella che ha vissuto la Lugano sportiva, dove è successo di tutto e di più. A dimostrazione che nello sport tutto può mutare velocemente e, di pari passo, la percezione dall’esterno.
Prendiamo il calcio, reduce da un trittico di sconfitte che ne ridisegna mesi di successi, soprattutto con l’inopinata sconfitta di Coppa a Bienne. Immancabili arrivano i primi dubbi sul clima in casa bianconera, l’allontanamento di Carlos da Silva, quanto il metodo Martin Blaser a molti non sia gradito ma essi silenti lo hanno accettato in virtù dei risultati (e di chi porta i soldi, leggasi Joe Mansueto).
Rimbalzi quindi ad un altro Bienne, quello sconfitto dall’hockey nell’ultima giornata di Regular Season, dopo la bandiera bianca alzata giovedì a Ginevra. Ed anche qua si scatenano in molti, soprattutto coloro che della goliardia fanno anche una questione di tifo: “ma dovevamo proprio vincere quell’inutile partita e offrire all’Ambrì i Play-In?”. Sabato sera alla Cornér Arena il mantra era sulle parole di Vicki Mantegazza nel dopo Ginevra: “Forse abbiamo sbagliato alcuni acquisti”. La verità, personale, è che la frase sia corretta se riferita al pensiero comune estivo. Ovvero cosa servisse al Lugano arrivato nei quarti contro il Friborgo per fare uno step superiore. Ed era pensiero diffuso “maggior fisicità”. Anche qua, però, tutto è già archiviato, c’è un nuovo GM nella figura di Janick Steinmann e si riparte da zero.
Ultimo rimbalzo, non lontano da Bienne, a Neuchâtel, col successo – clamoroso – dei Lugano Tigers nel basket. Il terzo in 17 partite con una squadra decimata e fisicamente “scricchiolante”. Tempo di gioire? No, neppure qua basta un risultato, perché c’è tanto da costruire in vista del nuovo palazzetto e servirà una nuova ripartenza per il sodalizio di Alessandro Cedraschi. Il tempo è tiranno, a volte aiuta, a volte tradisce, a volte eccita i tifosi, a volte li mette in depressione. Resta che, a livello svizzero, poche città hanno più sport rappresentanti ad alto livello come Lugano. Che fa parlare, scrivere, commentare, cantare, tante persone. Tifosi, stampa, avversari; di tutti un po’.
Prendiamo il calcio, reduce da un trittico di sconfitte che ne ridisegna mesi di successi, soprattutto con l’inopinata sconfitta di Coppa a Bienne. Immancabili arrivano i primi dubbi sul clima in casa bianconera, l’allontanamento di Carlos da Silva, quanto il metodo Martin Blaser a molti non sia gradito ma essi silenti lo hanno accettato in virtù dei risultati (e di chi porta i soldi, leggasi Joe Mansueto).
Rimbalzi quindi ad un altro Bienne, quello sconfitto dall’hockey nell’ultima giornata di Regular Season, dopo la bandiera bianca alzata giovedì a Ginevra. Ed anche qua si scatenano in molti, soprattutto coloro che della goliardia fanno anche una questione di tifo: “ma dovevamo proprio vincere quell’inutile partita e offrire all’Ambrì i Play-In?”. Sabato sera alla Cornér Arena il mantra era sulle parole di Vicki Mantegazza nel dopo Ginevra: “Forse abbiamo sbagliato alcuni acquisti”. La verità, personale, è che la frase sia corretta se riferita al pensiero comune estivo. Ovvero cosa servisse al Lugano arrivato nei quarti contro il Friborgo per fare uno step superiore. Ed era pensiero diffuso “maggior fisicità”. Anche qua, però, tutto è già archiviato, c’è un nuovo GM nella figura di Janick Steinmann e si riparte da zero.
Ultimo rimbalzo, non lontano da Bienne, a Neuchâtel, col successo – clamoroso – dei Lugano Tigers nel basket. Il terzo in 17 partite con una squadra decimata e fisicamente “scricchiolante”. Tempo di gioire? No, neppure qua basta un risultato, perché c’è tanto da costruire in vista del nuovo palazzetto e servirà una nuova ripartenza per il sodalizio di Alessandro Cedraschi. Il tempo è tiranno, a volte aiuta, a volte tradisce, a volte eccita i tifosi, a volte li mette in depressione. Resta che, a livello svizzero, poche città hanno più sport rappresentanti ad alto livello come Lugano. Che fa parlare, scrivere, commentare, cantare, tante persone. Tifosi, stampa, avversari; di tutti un po’.
(Foto Ticishot-Simone Andriani)