C'è una parola per descrivere una gara ciclistica dove partecipa Tadej Pogačar: spettacolo. Vero, c'è il rischio di cadere nell'apologia; però, questa volta, non è che ci sia molto altro da fare. Certo, chi non avesse assistito alla gara, e si limitasse a cercare solo l'ordine d'arrivo, prenderebbe atto che lo sloveno campione del mondo è arrivato, ancora una volta, solo al traguardo, con un vantaggio di 1'24" sul britannico Tom Pidcock e di 2'12" sul compagno di squadra Tim Wellens. E allora? Beh, per noi, vedere un corridore scattare su uno dei punti chiave del percorso, con una pendenza importante, con l'avversario diretto il quale, dopo aver rintuzzato un primo attacco sul colle delle Sante Marie, sembrava essere riuscito a rispondere presente ancora una volta, in un duello a colpi di pedale, è sempre qualcosa che emoziona. Quando poi uno dei due prende il sopravvento e, metro dopo metro, guadagna terreno, con quello che resta dietro a pensare che, forse, avesse utilizzato un rapporto più agile magari, prima di rendersi conto che no, quello lì in maglia iridata puoi batterlo solo se, sotto il sedere, hai una motocicletta, ti dici, ancora una volta, che siamo di fronte a un atleta del quale si andrà avanti a parlare ancora molti anni dopo che avrà finito di correre, e che sarà un termine di paragone per chi verrà, anche molti decenni dopo di lui.
Ma non è tutto. Perché, nonostante un ordine d'arrivo abituale, questa edizione delle Strade Bianche, che pure ha fatto il record di velocità media (40, 703 contro il precedente di 40, 636) con un percorso durissimo (poche decine i corridori ancora in gara con oltre cento km ancora da fare, 58 quelli giunti al traguardo su 207 partenti), verrà anche ricordata per la caduta del campione del mondo a 50 km circa dall'arrivo, mentre si trovava in fuga con Tom Pidcock, ed entrambi stavano cercando di capire quale fosse il luogo ideale per attaccare, piazzando il colpo decisivo. L'inglese, che alla vigilia era apparso molto motivato e deciso a dimostrare che lo sloveno, pur autore lo scorso anno, su queste strade, di una grandissima impresa in solitaria, con una fuga di decine di chilometri, resta comunque battibile, ha condotto una grande prova, dimostrando voglia e coraggio. Al momento dell'inattesa caduta del rivale, ha forse seriamente pensato che potesse essere la volta buona. Invece il campione del mondo, pur ferito, con la maglietta e i pantaloncini strappati (va detto che, nella sfortuna, è uscito di strada in un tratto senza ostacoli, rovinando al suolo sull'erba, e terminando la corsa contro un cespuglio), ha avuto una reazione veemente, raggiungendo il battistrada dopo pochi chilometri, regalando così ancora almeno una mezz'ora di spettacolo agli spettatori presenti sul posto o davanti ai teleschermi.
Tadej, insomma, è ripartito da dove aveva terminato lo scorso anno, vale a dire arrivando per primo solo al traguardo, in una gara che, nata come la risposta italiana alle grandi classiche del Nord, ma con l'intelligenza di creare qualcosa di originale e tipicamente locale, sta ormai diventando una classica del ciclismo internazionale. Felice, ovviamente, lo sloveno vincitore all'arrivo: certo, ha dichiarato, la caduta ha complicato molto le cose, giungendo del tutto inattesa e senza che il corridore riuscisse a spiegarne le cause (più una distrazione che un guasto tecnico, in ogni caso). Ora, per il dominatore del Giro e del Tour dello scorso anno, ci sarà, tra due settimane, l'appuntamento con la Sanremo, una corsa che, sinora, è sempre stata per lui indigesta, non avendo ancora compreso dove riuscire a piazzare la stoccata decisiva. Molto indietro gli svizzeri: Marc Hirschi è arrivato 24° a 5.55, Fabian Weiss 32° a 9.27. Appuntamento, ora, per la Milano-Torino (19 marzo), che non vedrà al via Tadej Pogačar: pronostico quindi incerto, e spazio per gli altri.
Ma non è tutto. Perché, nonostante un ordine d'arrivo abituale, questa edizione delle Strade Bianche, che pure ha fatto il record di velocità media (40, 703 contro il precedente di 40, 636) con un percorso durissimo (poche decine i corridori ancora in gara con oltre cento km ancora da fare, 58 quelli giunti al traguardo su 207 partenti), verrà anche ricordata per la caduta del campione del mondo a 50 km circa dall'arrivo, mentre si trovava in fuga con Tom Pidcock, ed entrambi stavano cercando di capire quale fosse il luogo ideale per attaccare, piazzando il colpo decisivo. L'inglese, che alla vigilia era apparso molto motivato e deciso a dimostrare che lo sloveno, pur autore lo scorso anno, su queste strade, di una grandissima impresa in solitaria, con una fuga di decine di chilometri, resta comunque battibile, ha condotto una grande prova, dimostrando voglia e coraggio. Al momento dell'inattesa caduta del rivale, ha forse seriamente pensato che potesse essere la volta buona. Invece il campione del mondo, pur ferito, con la maglietta e i pantaloncini strappati (va detto che, nella sfortuna, è uscito di strada in un tratto senza ostacoli, rovinando al suolo sull'erba, e terminando la corsa contro un cespuglio), ha avuto una reazione veemente, raggiungendo il battistrada dopo pochi chilometri, regalando così ancora almeno una mezz'ora di spettacolo agli spettatori presenti sul posto o davanti ai teleschermi.
Tadej, insomma, è ripartito da dove aveva terminato lo scorso anno, vale a dire arrivando per primo solo al traguardo, in una gara che, nata come la risposta italiana alle grandi classiche del Nord, ma con l'intelligenza di creare qualcosa di originale e tipicamente locale, sta ormai diventando una classica del ciclismo internazionale. Felice, ovviamente, lo sloveno vincitore all'arrivo: certo, ha dichiarato, la caduta ha complicato molto le cose, giungendo del tutto inattesa e senza che il corridore riuscisse a spiegarne le cause (più una distrazione che un guasto tecnico, in ogni caso). Ora, per il dominatore del Giro e del Tour dello scorso anno, ci sarà, tra due settimane, l'appuntamento con la Sanremo, una corsa che, sinora, è sempre stata per lui indigesta, non avendo ancora compreso dove riuscire a piazzare la stoccata decisiva. Molto indietro gli svizzeri: Marc Hirschi è arrivato 24° a 5.55, Fabian Weiss 32° a 9.27. Appuntamento, ora, per la Milano-Torino (19 marzo), che non vedrà al via Tadej Pogačar: pronostico quindi incerto, e spazio per gli altri.