Il Lugano è fuori dalla Conference League e ovviamente, com’è
giusto che sia, si sono scatenati gli immancabili processi. Dopo la crisi in campionato
e l’eliminazione in Coppa Svizzera per mano del Bienne, ci mancava pure questa.
Al di là delle inevitabili analisi, nel calcio, a fare la differenza, ci sono sempre gli episodi. E anche giovedì sera, contro il Celje, ce n’è stato uno che è stato molto chiacchierato: l’intervento di Hajdari, che ha portato al rigore e al cartellino rosso del giocatore bianconero.
Attorno a questa situazione, che avevamo già vissuto anche nella nostra Super League, si sono formati almeno tre partiti.
Il primo ritiene che la decisione dell’arbitro, richiamato dal VAR, sia giusta. Il regolamento parla chiaro: toccare la palla non basta per bonificare il contatto successivo. E oltretutto c’è il rischio, tutt’altro che remoto, di far male all’avversario.
Il secondo contesta la decisione, dicendo che “questo non è più calcio”: impossibile controllare il gesto di calciare un pallone. Insomma, la colpa sarebbe dell’avversario che mette la gamba nel raggio d’azione di chi calcia. Questo partito non ritiene che l’intervento sia falloso, e perciò, niente rigore. Figuriamoci il cartellino rosso.
E poi c’è il terzo partito, il più moderato e per certi versi “ragionevole”: rigore sì, ma niente rosso. Al massimo un giallo.
Ieri sera a Teleticino l'ex arbitro Gianpaolo Calvarese ha parlato chiaramente di decisione giusta da parte dell'arbitro: "Toccare la palla non è un salvacondotto"; ha detto.
Oggi sul Blick, invece, Urs Meier non era assolutamente d'accordo sull'assegnazione del cartellino rosso. Rigore probabilmente sì, anche se non ne ha parlato, ma dell'espulsione nemmeno a parlarne. Poi però, l'ex arbitro elvetico, riconosce che "ormai questa è una prassi che si vede in tutta Europa, e non soltanto in Europa".
Insomma, la tendenza è questa: simili interventi vengono puniti con il cartellino rosso. Sarà meglio che i giocatori lo capiscano in fretta.
Voi di che partito siete?
Al di là delle inevitabili analisi, nel calcio, a fare la differenza, ci sono sempre gli episodi. E anche giovedì sera, contro il Celje, ce n’è stato uno che è stato molto chiacchierato: l’intervento di Hajdari, che ha portato al rigore e al cartellino rosso del giocatore bianconero.
Attorno a questa situazione, che avevamo già vissuto anche nella nostra Super League, si sono formati almeno tre partiti.
Il primo ritiene che la decisione dell’arbitro, richiamato dal VAR, sia giusta. Il regolamento parla chiaro: toccare la palla non basta per bonificare il contatto successivo. E oltretutto c’è il rischio, tutt’altro che remoto, di far male all’avversario.
Il secondo contesta la decisione, dicendo che “questo non è più calcio”: impossibile controllare il gesto di calciare un pallone. Insomma, la colpa sarebbe dell’avversario che mette la gamba nel raggio d’azione di chi calcia. Questo partito non ritiene che l’intervento sia falloso, e perciò, niente rigore. Figuriamoci il cartellino rosso.
E poi c’è il terzo partito, il più moderato e per certi versi “ragionevole”: rigore sì, ma niente rosso. Al massimo un giallo.
Ieri sera a Teleticino l'ex arbitro Gianpaolo Calvarese ha parlato chiaramente di decisione giusta da parte dell'arbitro: "Toccare la palla non è un salvacondotto"; ha detto.
Oggi sul Blick, invece, Urs Meier non era assolutamente d'accordo sull'assegnazione del cartellino rosso. Rigore probabilmente sì, anche se non ne ha parlato, ma dell'espulsione nemmeno a parlarne. Poi però, l'ex arbitro elvetico, riconosce che "ormai questa è una prassi che si vede in tutta Europa, e non soltanto in Europa".
Insomma, la tendenza è questa: simili interventi vengono puniti con il cartellino rosso. Sarà meglio che i giocatori lo capiscano in fretta.
Voi di che partito siete?