HC LUGANO
Non si vive di solo talento
Pubblicato il 16.03.2025 19:21
di Alessandro Tamburini
Ho aspettato un giorno per sedimentare le emozioni di gara-1 dei playout tra Lugano ed Ajoie, poiché la partita ha lasciato sentimenti onestamente contrastanti. Il primo è quello della delusione per la sconfitta, nonostante una pausa dove gli uomini di Uwe Krupp avevano potuto fare un reset sulla Regular Season e ripartire per “chiuderla in fretta” contro i giurassiani. E invece niente, tutto maledettamente uguale nell’esito finale del confronto rispetto a molte partite proprio col tedesco sulla panchina del Lugano, con vantaggi scialacquati, errori (e orrori) nei momenti topici del confronto e un boxe play capace di farsi umiliare laddove si sapeva l’Ajoie avrebbe colpito. Nonostante l’assenza di Nättinen sostituito da TJ Brennan come bombardiere offensivo nello stesso ruolo.
Poi, però, c’è anche un sentimento di positività, quello dove si è notato un Lugano per lunghi tratti superiore, capace di prendere per il collo gli avversari, salvatisi con garra e disperazione, vedi i 15 tiri bloccati nei soli primi 20 minuti. Quindi le occasioni avute, clamorose, per chiuderla prima, leggasi Joly o Sekac a sbagliare a porta vuota, la resurrezione grazie a Fazzini che in stagione si era raramente vista, con i bianconeri quasi mai capaci di strappare overtime (e punti) nel finale.
E dunque? E dunque la serie è lanciata secondo i dettami previsti e sono chiarissimi i punti su cui gli uomini di Krupp dovranno lavorare per le prossime sfide. La disperazione, il sacrificio, dei giurassiani dovrà essere imitata (ripenso al pareggio a Ginevra subito con 5 belle statuine ferme sul ghiaccio, come in troppe occasioni, quando devi far dello slot un campo da battaglia, impenetrabile, una trincea). Il box play dovrà essere più intelligente, in armonia, altrimenti si rischia lo sbilanciamo di gara-1 e l’entropia più totale. In attacco bisognerà essere più diretti sulla porta, cercare le respinte, i gol sporchi (in fondo la prima partita è stata decisa da un’autorete involontaria di Jesper Peltonen).
Nulla di nuovo, insomma, i soliti dettagli che sommati hanno consegnato al Lugano il 13esimo posto. Però, stavolta, toccherà a tutti i giocatori l’assunzione totale delle responsabilità. Leggo ovunque delle responsabilità attribuite alla società. Certo, si sono fatti errori, ma per bloccare un tiro serve orgoglio, sacrificio, volontà, cuore di chi scende sul ghiaccio. L’Ajoie lo ha avuto in gara-1, nello spogliatoio ticinese invece troppi giocatori ancora non hanno capito che di sol talento non si vive. 
(Foto Ticishot-Simone Andriani)