Gianni Rivera di vite ne
ha vissute tante: ex calciatore; ex dirigente; ex deputato; ex
europarlamentare. È considerato uno dei migliori giocatori italiani
di sempre. Era un fuoriclasse, un centrocampista dalla grandissima
tecnica e con una fantasia fuori dal comune, era un artista del
pallone. Per il suo incedere fuori e dentro dal campo fu
soprannominato Golden Boy. Gianni Brera lo definì, invece,
Abatino, perché lo riteneva molto dotato sul piano stilistico
e carente sotto il profilo agonistico. Si sta per giocare
Italia-Germania, e il ricordo va alla partita di Messico 1970, quando
si disputò la mitica semifinale, terminata con il risultato di 4-3.
Rivera mise a segno il gol della vittoria azzurra. Intervistato dal
Corriere della Sera, è chiaro: “Un gol come quello che
feci, oggi è impossibile realizzarlo”, perché: “Oggi
cominciano il gioco andando indietro che avanti”, ergo: “Con
la costruzione dal basso Facchetti invece di lanciare Boninsegna
sulla fascia avrebbe passato ad Albertosi”. Gianni Rivera non
ha mai avuto paura di parlare senza diplomazie, ed è sempre stato
capace di esprimere pensieri mai banali. Il suo Milan non lo ha
invitato ai festeggiamenti del 125° anniversario: “Mancavano
anche Maldini, Boban, Altafini... sono in buona compagnia. Certo il
Milan senza la sua storia non è il Milan. Ma cosa vuole che sappiano
gli americani di storia e di calcio?”.
CALCIO INTERNAZIONALE

“Con la costruzione dal basso, niente gol alla Germania”