Nel calcio non esistono
invincibili, non esistono imbattibili, non esistono ingiocabili.
L'Inter manifesta tutta la sua idiosincrasia con i recuperi. A
Firenze è scesa in campo una squadra che voleva vincere la partita
per inerzia, per presunta superiorità, per manifesta forza. Invece
ha subito una sconfitta netta nel punteggio, ma che incide specie sul
piano morale. La vetta diventa davvero un miraggio, e la rincorsa si
arresta bruscamente. I viola hanno giocato all'italiana, nove dietro
il pallone, difesa ermetica, e via in contropiede. I nerazzurri sono
sembrati stanchi mentalmente e fisicamente, incapaci di reagire. Le
discussioni e le polemiche non mancheranno, com'è giusto che sia.
L'Inter di Inzaghi gioca un buon calcio ed è una sorta di miracolo.
È figlia di scelte obbligate. I conti sono da sistemare e deve fare,
da anni, un mercato di necessità, i famigerati parametri zero. E non
ha il diritto di sbagliare. Pretende di essere competitiva su più
fronti, ma può contare solo su 13 giocatori. All'allenatore si può
solo imputare che è un dogmatico del modulo, e ha una lettura della
partita molto tardiva, ai limiti dell'inesistenza. Il resto è campo,
dove l'ordinario non esiste, dove anche l'impossibile può diventare
probabile. Per fortuna.
CALCIO ITALIANO

Inter, che batosta