Chi ci legge con abitudine sa che non siamo mai stati teneri con il calcio italiano, nonostante molti organi d'informazione della vicina Penisola ne tessano le lodi. I risultati in Champions League sono lì da vedere, e il calo di spettatori delle televisioni a pagamento che trasmettono la Serie A sul territorio nazionale di riferimento dicono che, rispetto a soli due anni fa, mancano all'appello milioni di tifosi, nonostante, in questa stagione, siano state trasmesse in chiaro alcune partite decisive (l'ultima Atalanta-Inter), che hanno reso il dato attuale, quindi, statisticamente non omogeneo con quelli delle stagioni precedenti.
A quanto sembra, insomma, la gente si diverte meno di prima a guardare le partite della Serie A, nonostante questa edizione del campionato sia decisamente più incerta delle ultime due (lo era, perlomeno, sino a domenica sera: con la vittoria di Bergamo l'Inter ha definitivamente chiuso i giochi). Il livello tecnico è calato, i grandi giocatori non scelgono più l'Italia come punto d'arrivo per la loro carriera, i ritmi sono bassi, si vedono tanti errori individuali, in fase di costruzione e finalizzazione, il tutto davanti a una platea mediamente anziana e, quindi, ancora legata ai ricordi dei decenni passati, dove i grandi risultati internazionali conseguiti dalle squadre di Serie A andavano di pari passo con una qualità di gioco che veniva poi traslata anche alla nazionale la quale, non a caso, si laureò campione del mondo nel 2006.
E proprio la partita di ieri, a San Siro, degli Azzurri con la Germania è stato il termometro della situazione. Nonostante una buona intensità, e oggettivi segnali di miglioramento rispetto a quanto abbiamo visto agli Europei, la scorsa estate, la nazionale italiana resta un gradino più in basso delle grandi corazzate continentali. Tonali, cresciuto dai tempi del Milan, si è rivelato un giocatore di alto livello: sua la rete del vantaggio, suo l'assist che Raspadori non è stato in grado d'insaccare. In definitiva, un'ottima prestazione, davanti ai suoi ex tifosi.
La Germania, peraltro con tanti assenti, per vincere, si è limitata al compitino, in attesa del ritorno a Dortmund. Una rete fitta di passaggi per imbrigliare gli avversari, con la consapevolezza che, prima o poi, avrebbe trovato il gol. E ne sono infatti, arrivati due, su colpo di testa, da palla ferma: quelli, cioè, che non dovresti incassare mai. In definitiva, per Spalletti, non sarà una formalità arrivare ai Mondiali. E, qualora ce la facesse, bisognerà vedere cosa sarà in grado di fare. Buon lavoro.
A quanto sembra, insomma, la gente si diverte meno di prima a guardare le partite della Serie A, nonostante questa edizione del campionato sia decisamente più incerta delle ultime due (lo era, perlomeno, sino a domenica sera: con la vittoria di Bergamo l'Inter ha definitivamente chiuso i giochi). Il livello tecnico è calato, i grandi giocatori non scelgono più l'Italia come punto d'arrivo per la loro carriera, i ritmi sono bassi, si vedono tanti errori individuali, in fase di costruzione e finalizzazione, il tutto davanti a una platea mediamente anziana e, quindi, ancora legata ai ricordi dei decenni passati, dove i grandi risultati internazionali conseguiti dalle squadre di Serie A andavano di pari passo con una qualità di gioco che veniva poi traslata anche alla nazionale la quale, non a caso, si laureò campione del mondo nel 2006.
E proprio la partita di ieri, a San Siro, degli Azzurri con la Germania è stato il termometro della situazione. Nonostante una buona intensità, e oggettivi segnali di miglioramento rispetto a quanto abbiamo visto agli Europei, la scorsa estate, la nazionale italiana resta un gradino più in basso delle grandi corazzate continentali. Tonali, cresciuto dai tempi del Milan, si è rivelato un giocatore di alto livello: sua la rete del vantaggio, suo l'assist che Raspadori non è stato in grado d'insaccare. In definitiva, un'ottima prestazione, davanti ai suoi ex tifosi.
La Germania, peraltro con tanti assenti, per vincere, si è limitata al compitino, in attesa del ritorno a Dortmund. Una rete fitta di passaggi per imbrigliare gli avversari, con la consapevolezza che, prima o poi, avrebbe trovato il gol. E ne sono infatti, arrivati due, su colpo di testa, da palla ferma: quelli, cioè, che non dovresti incassare mai. In definitiva, per Spalletti, non sarà una formalità arrivare ai Mondiali. E, qualora ce la facesse, bisognerà vedere cosa sarà in grado di fare. Buon lavoro.