Automobilismo
Come correva veloce Ayrton Senna
Pubblicato il 21.03.2025 08:58
di A. L.
Il mio nome è Ayrton Senna e faccio il pilota. E corro veloce per la mia strada”. Così cantava Lucio Dalla a proposito di Ayrton Senna, nato il 21 marzo 1960. La pista gli ha concesso l'immortalità, la pista gli tolse la vita il 1° maggio del 1994, si correva a Imola. Il brasiliano aveva occhi neri e profondi, il suo sguardo era penetrante, sembrava un esistenzialista. Erano i tempi in cui le monoposto si guidavano ancora, e il pilota doveva compiere scelte, doveva essere un artigiano e un artista. L'autovettura aveva ancora un volante, e non era una pulsantiera. Senna guidava con una sensibilità raffinata che oltrepassava l'ordinario e diventava magica. Che cosa rimane di lui? Un ricordo indelebile. È uno di quei sportivi che capaci di superare la storia e diventare leggenda. Chi lo ha visto correre lo ricorda con nostalgia e affetto, chi ne ha sentito parlare cerca le immagini delle sue imprese. Era un generoso, conscio del talento di cui era dotato, ringraziava per le opportunità che aveva ricevuto, e intendeva restituire simili doni. Dichiarò, dopo il Gran Premio del Giappone del 1988, di aver visto Dio al suo fianco sulla griglia di partenza. E sulla sua tomba, l'epitaffio recita: “Nada pode me separar do amor de Deus”, ossia: “Niente può separarmi dall'amore di Dio”.