Torni a casa dopo Ajoie-Lugano alle 3 di notte e hai ancora mille emozioni, adrenalina, stanchezza, voglia sia di scrivere, sia di andare a letto. Ti prendi alcuni minuti per pensarci, poi tutto viene cancellato in un amen. George Foreman è morto. E la parola “amen” è quella a cui più pensi. Era uno dei miei sogni rimasti chiusi nel cassetto in una vita resa dai miei genitori felice. Incontrare George. Ci avevo provato l’anno scorso, incontrando a Busto Arsizio uno dei suoi allievi Roscoe Hill alle qualificazioni olimpiche in vista di Parigi. Non il pugile di Rumble in the Jungle, contro Muhammad Ali, non il campione del mondo dei pesi massimi WBA, WBC, dal 1994 al 1997 campione lineare dopo un come back clamoroso, all’età di 45 anni, lui del 1949. Ma l’uomo di quella fede che ne “rapì” l’anima dopo la sconfitta contro Jimmy Young nel 1977. Divenne un predicatore, attraverso una visione, che cambiò non solo l’atleta ma anche l’uomo.
George Foreman è tra i più grandi della storia della boxe, premiato dalla rivista The Ring come il migliore nel 1973 e 1976. E per i pugili, come mi disse l’irlandese numero uno al mondo Katie Taylor 4 anni orsono, conta di più di ogni cintura. La fede conta per molti pugili, che salgono sul ring, spesso provando a emergere dai sobborghi, poi incapaci di gestirne a volte il successo, i soldi. Foreman ne è un esempio, perse tutto, famiglia, soldi, dovette ripartire da zero. E lo fece non usando Dio come forza per vincere, ma come costante redenzione e profonda fede per trasmettere a se stesso e alle future generazioni speranza.
Lui, Ali, Frazier, erano la storia dei massimi negli anni settanta. Ebbe l’incredibile forza di tornare all’apice negli anni novanta. Vinse anche l’oro alle Olimpiadi del 1968, segno del destino che la boxe un giorno orsono è stata riammessa per LA 2028, dopo l’esclusione nella lotta tra IBA e World Boxing che vede la seconda come futuro del pugilato. Potrei passare la notta sveglio a scrivere di BIG GEORGE. Stanchezza ed emozioni dell’hockey cancellate come un colpo di spugna. Ma mi fermo qua. Dedico a George, divenuto predicatore negli anni, un verso della Bibbia. La sua amata Bibbia. Matteo 6:5 “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Mi chiudo nella mia stanza, prego per i suoi famigliari, la sua pace eterna e lo ringrazio. Per le lezioni di vita che ha dato a moltissime persone (anche il film Rocky si ispira a lui in più occasioni). Rest in peace BIG GEORGE. Non piangevo da tanto tempo. Siano le mie lacrime una pioggia (la stessa che ora cade sopra casa mia) di sereno riposo. Scusate se non parlo di hockey. Prego. Amen.
George Foreman è tra i più grandi della storia della boxe, premiato dalla rivista The Ring come il migliore nel 1973 e 1976. E per i pugili, come mi disse l’irlandese numero uno al mondo Katie Taylor 4 anni orsono, conta di più di ogni cintura. La fede conta per molti pugili, che salgono sul ring, spesso provando a emergere dai sobborghi, poi incapaci di gestirne a volte il successo, i soldi. Foreman ne è un esempio, perse tutto, famiglia, soldi, dovette ripartire da zero. E lo fece non usando Dio come forza per vincere, ma come costante redenzione e profonda fede per trasmettere a se stesso e alle future generazioni speranza.
Lui, Ali, Frazier, erano la storia dei massimi negli anni settanta. Ebbe l’incredibile forza di tornare all’apice negli anni novanta. Vinse anche l’oro alle Olimpiadi del 1968, segno del destino che la boxe un giorno orsono è stata riammessa per LA 2028, dopo l’esclusione nella lotta tra IBA e World Boxing che vede la seconda come futuro del pugilato. Potrei passare la notta sveglio a scrivere di BIG GEORGE. Stanchezza ed emozioni dell’hockey cancellate come un colpo di spugna. Ma mi fermo qua. Dedico a George, divenuto predicatore negli anni, un verso della Bibbia. La sua amata Bibbia. Matteo 6:5 “Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Mi chiudo nella mia stanza, prego per i suoi famigliari, la sua pace eterna e lo ringrazio. Per le lezioni di vita che ha dato a moltissime persone (anche il film Rocky si ispira a lui in più occasioni). Rest in peace BIG GEORGE. Non piangevo da tanto tempo. Siano le mie lacrime una pioggia (la stessa che ora cade sopra casa mia) di sereno riposo. Scusate se non parlo di hockey. Prego. Amen.