Per ora
resta. È una combattente, non le piace “lasciare la barca che affonda”.
Sono parole di Vicky Mantegazza, che forse, senza rendersene conto (o forse sì), ha lanciato un messaggio molto forte. Il (suo) Lugano sta affondando.
L’impressione, purtroppo, è che non si tratti soltanto di problemi legati ai risultati: no, qui esiste anche un male più profondo, strutturale, che riporta tutto ai piani alti. Quelli in cui si prendono le decisioni.
Il presidente parla anche di stagione che “ha toccato il fondo” e di “scempio”. Parole forti, che devono, per forza, avere ripercussioni ancora più forti.
A parole è tutto semplice: basterebbe utilizzare il termine “rivoluzione”, che nello sport, è facilmente pronunciabile e sembra essere la panacea di tutti i mali.
In realtà, sappiamo che non è così. Per raddrizzare certe situazioni, non esiste la bacchetta magica, ma soltanto lavoro e pianificazione.
Vicky Mantegazza chiude la sua riflessione, con una dichiarazione ancora più forte, che lascia presagire che forse, nella sua testa, qualcosa stia maturando: “Voglio far riemergere la barca e poi, eventualmente, penserò a lasciare”.
È la prima volta che lo dice. Parole figlie di una profonda riflessione o di un momento di scoramento?
A questo punto, un Lugano senza la famiglia Mantegazza è possibile. Anzi, probabile.
Nulla è eterno e certe storie, ancorché bellissime e forse irripetibili, prima o poi finiscono.
Ma prima, appunto, c’è un’ultima battaglia da vincere. Quella più difficile. Ridare dignità a questa gloriosa società. Per chi c’è e per chi non c’è più.
Sono parole di Vicky Mantegazza, che forse, senza rendersene conto (o forse sì), ha lanciato un messaggio molto forte. Il (suo) Lugano sta affondando.
L’impressione, purtroppo, è che non si tratti soltanto di problemi legati ai risultati: no, qui esiste anche un male più profondo, strutturale, che riporta tutto ai piani alti. Quelli in cui si prendono le decisioni.
Il presidente parla anche di stagione che “ha toccato il fondo” e di “scempio”. Parole forti, che devono, per forza, avere ripercussioni ancora più forti.
A parole è tutto semplice: basterebbe utilizzare il termine “rivoluzione”, che nello sport, è facilmente pronunciabile e sembra essere la panacea di tutti i mali.
In realtà, sappiamo che non è così. Per raddrizzare certe situazioni, non esiste la bacchetta magica, ma soltanto lavoro e pianificazione.
Vicky Mantegazza chiude la sua riflessione, con una dichiarazione ancora più forte, che lascia presagire che forse, nella sua testa, qualcosa stia maturando: “Voglio far riemergere la barca e poi, eventualmente, penserò a lasciare”.
È la prima volta che lo dice. Parole figlie di una profonda riflessione o di un momento di scoramento?
A questo punto, un Lugano senza la famiglia Mantegazza è possibile. Anzi, probabile.
Nulla è eterno e certe storie, ancorché bellissime e forse irripetibili, prima o poi finiscono.
Ma prima, appunto, c’è un’ultima battaglia da vincere. Quella più difficile. Ridare dignità a questa gloriosa società. Per chi c’è e per chi non c’è più.
(Foto Ticishot-Simone Andriani)