Ci sono tanti pensieri che agitano le giornate del tifoso del Milan. La sconfitta di Napoli ha mostrato una squadra a due facce: un primo tempo nel quale i rossoneri si sono consegnati mani e piedi e agli avversari, e una ripresa giocata con un altro spirito, ma dove la compagine rossonera ha mostrato, ancora una volta, limiti tecnici e, soprattutto, mentali. Anche i più ottimisti, ormai, hanno preso atto che l'esperimento Sergio Conceição è fallito; ma, del resto, non sarebbe stato facile per nessuno prendere in mano in corsa una squadra costruita senza un progetto tecnico preciso la quale, secondo qualcuno, sarebbe però addirittura più forte di quella che vinse il campionato in rimonta nel 2022. Ma è il bello del calcio, dove tutte le opinioni hanno diritto di cittadinanza: tanto, alla fine, le sentenze le scrive il pallone.
A oggi, la situazione in casa Milan risulta complessa come certi cruciverba destinati ai solutori più che abili: la partita giocata a Napoli da Rafa Leão, per esempio, è di quelle capaci di far stropicciare gli occhi ai tifosi o a farli scendere in campo con un bastone, visto alcune prove precedenti del giocatore portoghese. Pensando che il tecnico era partito senza di lui nell'undici titolare, non si può non pensare che le idee siano chiare, considerato che il suo ingresso ha poi consentito ai milanesi di cambiare decisamente atteggiamento. Ma quando, ormai, si era sotto di due gol.
Con i derby di Coppa Italia alle porte, partite che non saranno sicuramente in grado, in ogni caso, di salvare la stagione, non resta che pensare al futuro. Il problema è che l'ennesimo progetto necessita di programmazione; e questa deve partire, prima di tutto, con un'idea tecnica precisa e, conseguentemente, con degli obiettivi e un budget per realizzarla. In poche parole: servono un allenatore e un direttore sportivo che sappia fare mercato, vale a dire cedere a tanto e comprare al prezzo più basso possibile. Ovvietà, dirà chi legge: ma questo, in via Aldo Rossi non c'è.
A oggi, la squadra è al nono posto, staccata di venti punti dall'Inter avviata ormai verso il secondo campionato consecutivo, a nove dalla quarta e preceduta di quattro lunghezze dalla Lazio, ottava e in calo, dopo la vittoria netta, sul piano del gioco, ottenuta proprio a San Siro, e dalla Fiorentina, che farà visita ai rossoneri la settimana prossima. Se pensiamo che Sergio Conceição aveva ereditato una compagine che si trovava all'ottavo posto in graduatoria, non possiamo che concludere che il campo ha emesso la propria inappellabile sentenza. Non siamo mai stati risultatisti; parliamo soprattutto di qualità delle prestazioni offerte in questi mesi. C'è chi sostiene che un'esclusione dall'Europa potrebbe fare bene, guardando a ciò che sta facendo il Napoli. Può darsi, ma alle pendici del Vesuvio si è costruito qualcosa partendo dalla dirigenza (con l'innesto, tra gli altri, di quel Giovanni Manna che conosciamo così bene a Lugano), passando per un allenatore carismatico e vincente (perlomeno in Serie A) come Antonio Conte. Potrebbe non bastare per vincere lo scudetto (lo stiamo vedendo, infatti); tuttavia, già trovarsi ad aprile ancora, perlomeno, matematicamente in lotta per vincere, sarebbe un risultato accettabile per il popolo cacciavite.
La speranza, quindi, è che, oltreoceano, si pensi a come seriamente tutelare un investimento cospicuo. I brand, anche quelli più prestigiosi, senza essere rinverditi dalle vittorie, a lungo andare precipitano: il mondo, si sa, ha fretta. E gli spazi vuoti, prima o poi, vengono riempiti.
A oggi, la situazione in casa Milan risulta complessa come certi cruciverba destinati ai solutori più che abili: la partita giocata a Napoli da Rafa Leão, per esempio, è di quelle capaci di far stropicciare gli occhi ai tifosi o a farli scendere in campo con un bastone, visto alcune prove precedenti del giocatore portoghese. Pensando che il tecnico era partito senza di lui nell'undici titolare, non si può non pensare che le idee siano chiare, considerato che il suo ingresso ha poi consentito ai milanesi di cambiare decisamente atteggiamento. Ma quando, ormai, si era sotto di due gol.
Con i derby di Coppa Italia alle porte, partite che non saranno sicuramente in grado, in ogni caso, di salvare la stagione, non resta che pensare al futuro. Il problema è che l'ennesimo progetto necessita di programmazione; e questa deve partire, prima di tutto, con un'idea tecnica precisa e, conseguentemente, con degli obiettivi e un budget per realizzarla. In poche parole: servono un allenatore e un direttore sportivo che sappia fare mercato, vale a dire cedere a tanto e comprare al prezzo più basso possibile. Ovvietà, dirà chi legge: ma questo, in via Aldo Rossi non c'è.
A oggi, la squadra è al nono posto, staccata di venti punti dall'Inter avviata ormai verso il secondo campionato consecutivo, a nove dalla quarta e preceduta di quattro lunghezze dalla Lazio, ottava e in calo, dopo la vittoria netta, sul piano del gioco, ottenuta proprio a San Siro, e dalla Fiorentina, che farà visita ai rossoneri la settimana prossima. Se pensiamo che Sergio Conceição aveva ereditato una compagine che si trovava all'ottavo posto in graduatoria, non possiamo che concludere che il campo ha emesso la propria inappellabile sentenza. Non siamo mai stati risultatisti; parliamo soprattutto di qualità delle prestazioni offerte in questi mesi. C'è chi sostiene che un'esclusione dall'Europa potrebbe fare bene, guardando a ciò che sta facendo il Napoli. Può darsi, ma alle pendici del Vesuvio si è costruito qualcosa partendo dalla dirigenza (con l'innesto, tra gli altri, di quel Giovanni Manna che conosciamo così bene a Lugano), passando per un allenatore carismatico e vincente (perlomeno in Serie A) come Antonio Conte. Potrebbe non bastare per vincere lo scudetto (lo stiamo vedendo, infatti); tuttavia, già trovarsi ad aprile ancora, perlomeno, matematicamente in lotta per vincere, sarebbe un risultato accettabile per il popolo cacciavite.
La speranza, quindi, è che, oltreoceano, si pensi a come seriamente tutelare un investimento cospicuo. I brand, anche quelli più prestigiosi, senza essere rinverditi dalle vittorie, a lungo andare precipitano: il mondo, si sa, ha fretta. E gli spazi vuoti, prima o poi, vengono riempiti.