Mattia Croci-Torti lo aveva detto: è lo Young Boys il favorito per il titolo. E la vittoria di ieri dei gialloneri a Ginevra, ottenuta di misura, con gli avversari che hanno fatto collezione di legni, sarà di quelle fondamentali nel bilancio finale di questo campionato.
Intendiamoci: da qua alla fine sarà lunghissima e, con questa classifica, potrà succedere davvero di tutto. Tuttavia l'inerzia è a favore dei bernesi campioni in carica i quali, nelle ultime partite tra le sei che si giocheranno il titolo, avranno il vantaggio di disputare diverse sfide sul campo amico, davanti al proprio pubblico e sulla superficie sintetica che prediligono.
Al di là della classifica (il Servette è ancora primo, in attesa della partita del Basilea contro il GCZ, coi renani che, in caso di vittoria, opererebbero il sorpasso in graduatoria), queste sono vittorie che possono costituire una svolta dal punto di vista mentale: sabato sera, a Cornaredo, parlando con i giocatori ginevrini, a fine partita, avevamo visto nei loro occhi una grande determinazione, la stessa che hanno messo in campo ieri sera. E quando le cose vanno storte, e in quel modo, rischia di assalirti una strana inquietudine. Che non ha nulla di razionale (il destino non esiste, almeno a parere di chi scrive), ma che rischia, nel momento che conta, di toglierti convinzione ed energie mentali. Il contrario di quello che, invece, sta accadendo a Berna.
Il Lugano ha preso atto della sconfitta dei Grénats, andando a cogliere un'importantissima vittoria a Yverdon, che non andrebbe sottovalutata dai soliti mai cuntent: i ticinesi venivano infatti da tre sconfitte in trasferta consecutive, mentre i ragazzi di Tramezzani, in questo 2025, non avevano mai perso tra le mura amiche e, nelle ultime 4 partite, potevano vantare due vittorie e due pareggi. Una squadra in salute, quindi, contrapposta a una incerottata. I bianconeri, però, hanno dimostrato di saper soffrire e, nonostante qualche elemento importante non sia ancora al meglio, di avere la forza per imporsi su squadre inferiori sulla carta magari, ma ringalluzzite da una serie positiva, e ansiose di appendersi alla cintura lo scalpo di una compagine di alta classifica. Così non è stato; e il merito va a giocatori e tecnico, i quali hanno saputo interpretare, nel modo giusto, una sfida avente risvolti psicologici tali da renderla scivolosissima.
Ora ci si potrà approcciare all'importante partita di domenica col Basilea con fiducia, sapendo di poter contare su due giorni di riposo in più rispetto agli avversari, e senza il peso dell'essere favoriti nel pronostico. Il dato che più salta all'occhio, dopo la trasferta in Svizzera Romanda, è la buona prestazione della difesa, tornata a tre, lo schema che più esalta le caratteristiche di Lukas Mai il quale, a nostro parere, resta un elemento in grado di fare la differenza, dietro e in fase d'impostazione. Logico che al St Jacob-Park il peso degli avversari sarà differente, così come scendere in campo davanti a un pubblico molto più numeroso. Ma questa è una squadra che, quando si compatta, se la può giocare con tutti. Se poi Renato Steffen (e qualche altro: anche Doumbia ci piace pensare che ritroverà gamba e fiato) tornerà a pennellare calcio col passo giusto, il Lugano (che, non dimentichiamolo, nella fase finale a sei giocherà a Cornaredo sia contro i renani che contro lo Young Boys) potrà dire ancora la sua. Lo sa il Crus, lo sanno i suoi ragazzi.
Intendiamoci: da qua alla fine sarà lunghissima e, con questa classifica, potrà succedere davvero di tutto. Tuttavia l'inerzia è a favore dei bernesi campioni in carica i quali, nelle ultime partite tra le sei che si giocheranno il titolo, avranno il vantaggio di disputare diverse sfide sul campo amico, davanti al proprio pubblico e sulla superficie sintetica che prediligono.
Al di là della classifica (il Servette è ancora primo, in attesa della partita del Basilea contro il GCZ, coi renani che, in caso di vittoria, opererebbero il sorpasso in graduatoria), queste sono vittorie che possono costituire una svolta dal punto di vista mentale: sabato sera, a Cornaredo, parlando con i giocatori ginevrini, a fine partita, avevamo visto nei loro occhi una grande determinazione, la stessa che hanno messo in campo ieri sera. E quando le cose vanno storte, e in quel modo, rischia di assalirti una strana inquietudine. Che non ha nulla di razionale (il destino non esiste, almeno a parere di chi scrive), ma che rischia, nel momento che conta, di toglierti convinzione ed energie mentali. Il contrario di quello che, invece, sta accadendo a Berna.
Il Lugano ha preso atto della sconfitta dei Grénats, andando a cogliere un'importantissima vittoria a Yverdon, che non andrebbe sottovalutata dai soliti mai cuntent: i ticinesi venivano infatti da tre sconfitte in trasferta consecutive, mentre i ragazzi di Tramezzani, in questo 2025, non avevano mai perso tra le mura amiche e, nelle ultime 4 partite, potevano vantare due vittorie e due pareggi. Una squadra in salute, quindi, contrapposta a una incerottata. I bianconeri, però, hanno dimostrato di saper soffrire e, nonostante qualche elemento importante non sia ancora al meglio, di avere la forza per imporsi su squadre inferiori sulla carta magari, ma ringalluzzite da una serie positiva, e ansiose di appendersi alla cintura lo scalpo di una compagine di alta classifica. Così non è stato; e il merito va a giocatori e tecnico, i quali hanno saputo interpretare, nel modo giusto, una sfida avente risvolti psicologici tali da renderla scivolosissima.
Ora ci si potrà approcciare all'importante partita di domenica col Basilea con fiducia, sapendo di poter contare su due giorni di riposo in più rispetto agli avversari, e senza il peso dell'essere favoriti nel pronostico. Il dato che più salta all'occhio, dopo la trasferta in Svizzera Romanda, è la buona prestazione della difesa, tornata a tre, lo schema che più esalta le caratteristiche di Lukas Mai il quale, a nostro parere, resta un elemento in grado di fare la differenza, dietro e in fase d'impostazione. Logico che al St Jacob-Park il peso degli avversari sarà differente, così come scendere in campo davanti a un pubblico molto più numeroso. Ma questa è una squadra che, quando si compatta, se la può giocare con tutti. Se poi Renato Steffen (e qualche altro: anche Doumbia ci piace pensare che ritroverà gamba e fiato) tornerà a pennellare calcio col passo giusto, il Lugano (che, non dimentichiamolo, nella fase finale a sei giocherà a Cornaredo sia contro i renani che contro lo Young Boys) potrà dire ancora la sua. Lo sa il Crus, lo sanno i suoi ragazzi.