C'erano una volta: un
torinese Eugenio Costamagna e un alessandrino Eliso Rivera. I due
ebbero l'idea di fondare una gazzetta
ossia una pubblicazione che si occupasse di tutti gli sport. Era il 3
aprile 1896, usciva due volte la settimana, il colore era verde. Il 2
gennaio del 1899 ci fu la storica edizione: la prima pubblicazione in
rosa. Sono trascorsi 129 anni e il giornale domina la stampa sportiva
scritta, ma solo quella, nella vicina penisola. La sua popolarità
arranca, sbuffa. I tempi cambiano, in maniera celere, e non è
possibile né contenerli né limitarli, in questa fase li si deve
solo subire. È arrivato un diluvio di immagini, primeggiano con
albagia i social. Tutto scorre inesorabilmente veloce, senza
l'opportunità di poter competere. Comandano le televisioni, i
giovani vogliono uno sport effimero dove conta l'istante, dove
comanda il momento, dove si deve continuamente andare oltre. Lo
scritto ha perso forza e fascino, la Gazza lo scrive in testa a ogni
articolo quando tempo ci vuole per leggerlo, quasi a tranquillizzare,
non c'è analisi, ma solo sintesi. E poi il giornale appena stampato
è già superato, si vive nel mondo dell'attualità continua, la
società dello spettacolo è inarrestabile. In pochi secondi succede
di tutto. Il giornale sotto il braccio è un retaggio di un passato
lontanissimo, una immane pastoia, rappresenta l'uomo cavernicolo.
Eppure la Gazzetta dello Sport è il secondo giornale più letto
d'Italia in edicola. Resiste o tenta di farlo. L'arretramento non si
ferma. Resta una storia lunga e bellissima, quando lo sport era
raccontato da giganti del giornalismo, facevano scorrevano la penna
in guisa magnifica; portavano il lettore dentro un avvenimento senza
l'ausilio di un'immagine; descrivano con una dovizia e una maestria
impareggiabile ora una partita, ora una gara ciclistica. Ci sono
state firme come: Mario Fossati; Gianmaria Dossena; Bruno Raschi;
Rino Negri; Rino Tommasi; Gianni Mura; Mario Sconcerti. Direttori
come: Gianni Brera; Candido Cannavò. E si tratta solo di alcuni
nomi. La nostalgia è un legittimo sentimento dell'animo. Ma il
digitale è la nuova e unica frontiera.
EDITORIA

Buon compleanno Gazzetta