La mancata espulsione di
Ajeti; Daniel Stucki, il direttore sportivo, che entra nello
spogliatoio dell'arbitro durante l'intervallo. Quale spiegazione
meritano? Si potrebbe usare una categoria molto adoperata in Italia:
la sudditanza psicologica. Significa che quando una squadra ha
un potere, o le viene riconosciuto un potere, riesce a influenzare
anche il direttore di gara e i suoi collaboratori. E allora nel
dubbio, si sa come andrà a finire. In Italia storicamente la Juve
era considerata, quasi, intoccabile; in Spagna quando gioca il Real
le polemiche non mancano, nei casi di decisioni controverse. L'uso
della tecnologia doveva fare chiarezza, rendere più trasparente il
sistema. A Basilea si è andati oltre, il Var non interviene per
questioni di un protocollo discutibile e sottomesso
all'interpretazione del varista. Ma un dirigente che va a discutere
con il direttore di gara, ha un preciso obiettivo: mettere pressione;
fare presente la propria forza, sia quella quella passata, sia quella
futura. In Italia si racconta che Moggi, dirigente della Juve, chiuse
negli spogliatoi l'arbitro Gianluca Paparesta, poiché non era
soddisfatto di come il barese stesse dirigendo Reggina-Juve del 2004.
Paparesta ha dichiarato, poi, che la porta non fu chiusa, ma il
lamento furioso di Moggi ci fu.
CALCIO SVIZZERO

Il Basilea e la sudditanza psicologica