CALCIO SVIZZERO
Il Basilea e la sudditanza psicologica
Pubblicato il 07.04.2025 08:50
di A. L.
La mancata espulsione di Ajeti; Daniel Stucki, il direttore sportivo, che entra nello spogliatoio dell'arbitro durante l'intervallo. Quale spiegazione meritano? Si potrebbe usare una categoria molto adoperata in Italia: la sudditanza psicologica. Significa che quando una squadra ha un potere, o le viene riconosciuto un potere, riesce a influenzare anche il direttore di gara e i suoi collaboratori. E allora nel dubbio, si sa come andrà a finire. In Italia storicamente la Juve era considerata, quasi, intoccabile; in Spagna quando gioca il Real le polemiche non mancano, nei casi di decisioni controverse. L'uso della tecnologia doveva fare chiarezza, rendere più trasparente il sistema. A Basilea si è andati oltre, il Var non interviene per questioni di un protocollo discutibile e sottomesso all'interpretazione del varista. Ma un dirigente che va a discutere con il direttore di gara, ha un preciso obiettivo: mettere pressione; fare presente la propria forza, sia quella quella passata, sia quella futura. In Italia si racconta che Moggi, dirigente della Juve, chiuse negli spogliatoi l'arbitro Gianluca Paparesta, poiché non era soddisfatto di come il barese stesse dirigendo Reggina-Juve del 2004. Paparesta ha dichiarato, poi, che la porta non fu chiusa, ma il lamento furioso di Moggi ci fu.