Maurizio Jacobacci è cresciuto in Svizzera tedesca ma
conosce il Ticino come le sue tasche, avendoci vissuti e allenato per anni.
Davvero, come dice l’ex presidente Angelo Renzetti, siamo i “figli della serva”? Insomma, il Ticino è davvero poco considerato nel resto della Svizzera?
Per Jacobacci non è proprio così:
“Capisco cosa vuol dire Renzetti, ma questo è un discorso che forse si poteva fare tanti anni fa. Ora, almeno stando qui in Svizzera interna, mi sembra di percepire un’altra cosa: il Lugano è rispettato, anche perché ha lavorato bene negli ultimi anni”.
I ricordi di Lugano sono belli:
“Ma certo, anche quando allenavo io (2019-2021), non ho veramente mai sentito un’ostilità da parte del resto della Svizzera. Ci rispettavano per ciò che avevamo fatto e per come ci comportavamo, anche con gli arbitri. Non eravamo più la panchina che esplodeva ogni volta che l’arbitro prendeva una decisione contraria”.
Jacobacci aggiunge:
“Addirittura, fino a qualche settimana fa, si pensava che il Lugano potesse sinceramente vincere il titolo. Ha una società forte, un esempio per come viene gestita, e una squadra attrezzata, che gioca bene al calcio”.
Peccato che…
“Ultimamente hanno perso qualche punto di troppo e ora si fa difficile. Ma questo non toglie che il Lugano abbia comunque fatto una buona stagione e sia tra le più forti del nostro calcio”.
Inevitabile tornare sull’episodio di domenica a Basilea e il rosso mancato a Ajeti:
“Era un’espulsione netta, senza discussioni: anche perché finora, questo tipo di interventi era stato punito con il rosso, Anche per situazioni meno violente. E per fortuna che Grgic salta, nel momento dell’impatto, altrimenti avrebbe potuto veramente fargli molto male”.
E allora, perché stavolta solo giallo?
“Semplicemente perché l’arbitro non se l’è sentita di tirar fuori il rosso: sapeva che se avesse fischiato, sarebbe saltato fuori un putiferio”.
E il VAR?
“Dovrebbe essere un aiuto, ma non lo è stato…”.
Davvero, come dice l’ex presidente Angelo Renzetti, siamo i “figli della serva”? Insomma, il Ticino è davvero poco considerato nel resto della Svizzera?
Per Jacobacci non è proprio così:
“Capisco cosa vuol dire Renzetti, ma questo è un discorso che forse si poteva fare tanti anni fa. Ora, almeno stando qui in Svizzera interna, mi sembra di percepire un’altra cosa: il Lugano è rispettato, anche perché ha lavorato bene negli ultimi anni”.
I ricordi di Lugano sono belli:
“Ma certo, anche quando allenavo io (2019-2021), non ho veramente mai sentito un’ostilità da parte del resto della Svizzera. Ci rispettavano per ciò che avevamo fatto e per come ci comportavamo, anche con gli arbitri. Non eravamo più la panchina che esplodeva ogni volta che l’arbitro prendeva una decisione contraria”.
Jacobacci aggiunge:
“Addirittura, fino a qualche settimana fa, si pensava che il Lugano potesse sinceramente vincere il titolo. Ha una società forte, un esempio per come viene gestita, e una squadra attrezzata, che gioca bene al calcio”.
Peccato che…
“Ultimamente hanno perso qualche punto di troppo e ora si fa difficile. Ma questo non toglie che il Lugano abbia comunque fatto una buona stagione e sia tra le più forti del nostro calcio”.
Inevitabile tornare sull’episodio di domenica a Basilea e il rosso mancato a Ajeti:
“Era un’espulsione netta, senza discussioni: anche perché finora, questo tipo di interventi era stato punito con il rosso, Anche per situazioni meno violente. E per fortuna che Grgic salta, nel momento dell’impatto, altrimenti avrebbe potuto veramente fargli molto male”.
E allora, perché stavolta solo giallo?
“Semplicemente perché l’arbitro non se l’è sentita di tirar fuori il rosso: sapeva che se avesse fischiato, sarebbe saltato fuori un putiferio”.
E il VAR?
“Dovrebbe essere un aiuto, ma non lo è stato…”.