Di nuovo scommesse
illegali, l'attenzione dei media è di nuovo sul tema che
evidentemente appassiona i lettori. Pubblicazioni di conversazioni
private e articoli in abbondanza. Emerge uno spaccato che indigna, e
che suscita emozioni di diverso tenore. Arrivano poi i social che
emettono le loro sentenze: definitive; inappellabili; sommarie. La
ricerca del capro espiatorio è un tratto della modernità e ben
rappresenta lo spirito del tempo. Ma Nicolò Fagioli reclama il
diritto di andare avanti. Rivendica la possibilità di proseguire la
sua vita come uomo e come professionista. Ha ammesso i suoi errori. È
stato squalificato, la pena l'ha purgata. Ora il suo nome campeggia
ancora sulle prime pagine di giornali e siti. Lui ha lanciato un
appello umano: “Ho sbagliato, ho pagato, ho diritto a
rialzarmi”. Il suo è un grido di aiuto, reclama l'opportunità
di mettersi alle spalle una fetta di vita, dove è stato preda della
debolezza, dove è stato travolto dal demone della ludopatia. Ha
bruciato colpevolmente milioni e rischiava di bruciare la sua
esistenza. Madre natura lo ha dotato di un talento, e attraverso
questo sta cercando di percorrere la strada della redenzione. Milita in Serie A, la Fiorentina lo paga e crede al giocatore. Il tema è
complesso: Dove finisce il diritto di cronaca? È naturale questo
accanimento mediatico? Difficile, se non quasi impossibile, il
compromesso tra memoria e oblio. Purtroppo.
CALCIO ITALIANO

Fagioli e il diritto di rialzarsi