La
scorsa estate è letteralmente scappato da Parigi. Ha firmato con il
Real per coronare il suo sogno: vincere la Champions. La combinazione
pareva perfetta e la soluzione ideale, approdare nella squadra più
forte al mondo, quella che sa come si alza al cielo la Coppa dalle
grandi orecchie. Il suo trasferimento è stato trattato come un caso
di Stato. Pure Macron ha tentato di dissuadere il fuoriclasse dalla
sua decisione di andare via. Mere questioni geopolitiche. Bisognava
blandire gli sceicchi. L'attaccante voleva correre verso la gloria,
convinto che i parigini fossero dei perfetti perdenti, incapaci di
sferrare il colpo decisivo. Eccolo contro l'Arsenal uscire per
infortunio, e anche il suo Real è fuori, estromesso a livello di
quarti. Il pubblico non ha gradito e il francese si è beccato prima
mormorii e poi fischi. E il Psg? Ora sembra una squadra vera. Luis
Enrique pare aver compiuto il miracolo, ha costruito una formazione
che ha uno stile, che ha un'identità, probabilmente ha pure
un'anima. Si gioca coesi e compatti. Non ci sono alibi, non ci sono
capri espiatori. È in Francia che è stata
coniata l'espressione: Uno per tutti, tutti per uno.
CHAMPIONS

Mbappé è decisivo al contrario