La morte del
Santo Padre ci ha colto tutto sommato preparati, anche se la sua
apparizione di ieri, a San Pietro, ci aveva fatto sperare che Papa
Francesco avesse ancora un po' di tempo. Perché parlare di lui su
una testata sportiva? Perché il Papa argentino non ha mai nascosto
di amare lo sport e, soprattutto, il calcio. Tifoso del San Lorenzo e
dell'Albiceleste, Bergoglio ha parlato di calcio anche nella sua
autobiografia, 'Spera". Eccone alcuni stralci, riportati dal
collega Ziliani: "Giocare a calcio mi è sempre piaciuto, e cosa
importa se non ero un granché. A Buenos Aires quelli come me li
chiamavano pata dura. Che vuol dire avere due gambe sinistre (…)
Giocare è un diritto (...). Tutto è coinvolto, non solo i muscoli,
l’intera personalità in tutte le dimensioni, anche quelle più
profonde. Infatti, di qualcuno che si sta impegnando molto si dice:
“sta dando l’anima” (…) Tanti definiscono il calcio “il
gioco più bello del mondo”, e per me lo è stato. Per questo San
Giovanni Bosco amava dire ai suoi educatori: “Volete i ragazzi?
Buttate in aria un pallone e prima che tocchi terra vedrete quanti si
saranno avvicinati!” (…) Un grande scrittore latinoamericano,
Eduardo Galeano, racconta che un giorno un giornalista chiese alla
teologa protestante Dorothee Sölle: “Come spiegherebbe a un
bambino cos’è la felicità?”. “Non glielo spiegherei - rispose
quella teologa -. Gli darei un pallone per farlo giocare”. Papa
Francesco non è stato il primo successore di San Pietro ad amare lo
sport: noi che abbiamo i capelli grigi ricordiamo Karol Wojtyla,
amante della montagna e dello sci. Però la semplicità di Bergoglio
rimarrà per sempre nel nostro cuore, così diversa dall'austerità
dei suoi predecessori. Così come il fatto di condividere con lui la
passione per un pallone che rotola su un prato verde, inseguito da 22
uomini o donne in pantaloncini corti.
NON SOLO SPORT

Il Papa che amava il calcio