FC LUGANO
Il Lugano sembra non crederci più
Pubblicato il 22.04.2025 07:35
di Silvano Pulga
Lo avevamo scritto alla vigilia, riprendendo alcune parole dette da Mattia Croci-Torti nella conferenza stampa prepartita: a Losanna avrebbe fatto risultato la squadra più affamata. Così è andata, in effetti. Però, abbiamo assistito a una delle partite più brutte della stagione, da parte dei bianconeri. E questo va meno bene, naturalmente: le parole del Crus, già riportate ieri, lo confermano. Non siamo mai stati troppo superstiziosi. Abbiamo per esempio sempre riso della celebre maledizione di Béla Guttmann al Benfica: e, di conseguenza, l'idea di Carlos Da Silva impegnato a fare sortilegi alla da ex squadra è qualcosa di molto lontano dal nostro modo di pensare. A parte le battute, le modalità dell'allontanamento, qualche settimana fa, del direttore sportivo, e le prestazioni di oggi della squadra potrebbero dipendere dalle stesse cause. Qualcosa è cambiato nell'ambiente bianconero, da qualche mese a questa parte. Certo, perdere non aiuta: e discussioni di campo come quella tra Renato Steffen e Antonios Papadopoulos, che pure non vanno drammatizzate, sono figlie di una tensione che si palpa nell'aria. La squadra sembra non crederci più. Il messaggio del tecnico non passa, nonostante in palio ci sia un posto in classifica che vale l'Europa (tutta da conquistare una fase a gironi, ovviamente: ma come lo scorso anno, in fondo). Non abbiamo spie nello spogliatoio, naturalmente: però, ciò che vediamo in partita basta e avanza. Un Yanis Cimignani motivato, per dire, quel pallone capitatogli sui piedi nella ripresa lo avrebbe aggredito in un altro modo; e c'era il tempo, ancora, di riagguantare il risultato. Si tratta solo un episodio (ce ne sarebbero altri): non è solo lui il responsabile, ci mancherebbe altro. La realtà è che abbiamo avuto la sensazione, visto il periodo festivo, di trovarci davanti a una squadra di agnelli rassegnati. Immagine forse un po' forte, ma che rende l'idea dell'incapacità dei sottocenerini di ribaltare un copione già scritto dopo soli 38', caratterizzati dall'aver incassato, tra l'altro, due gol evitabili. Compito di chi informa è provare a spiegare. La sensazione è che ci sia un malessere di fondo, del quale l'allontanamento di Carlos Da Silva sia stato il primo sintomo e non la causa (in quel periodo, la squadra era ancora in corsa sui tre fronti). Forse sono saltati equilibri interni, sicurezze consolidate. Il tutto al netto di problemi atletici (e conseguenti malanni muscolari) che sono una prima assoluta in riva al Ceresio in questo periodo dell'anno: anche con le precedenti gestioni tecniche i ticinesi, in primavera, hanno sempre fatto benissimo, pur in presenza degli impegni europei autunnali. E per molti, qua, è stato inevitabile pensare all'allontanamento, lo scorso anno, del professor Nicholas Townsend. Coincidenze, magari, nonostante anche qua non siano mai chiaramente emersi i motivi dell'addio forzato di un personaggio presente da anni nello staff, e che godeva della fiducia dell'allenatore. I conti, come sempre, li faremo alla fine. Ma la sensazione è che, questa volta, per il Crus sarà più difficile del solito riannodare i fili. E che le circostanze gli stiano remando contro. Anche se speriamo che il campo ci smentisca: mai come oggi vorremmo ammettere di esserci sbagliati.