SUPER LEAGUE
"Giù le mani da Mattia, mentre Alioski..."
Pubblicato il 24.04.2025 09:07
di L.S.
Sion 36, Grasshopper e Yverdon 33, Winterthur 30. A cinque partite dalla fine. E adesso, ci saranno cinque scontri diretti. L’ultima retrocede, la penultima farà lo spareggio con la seconda della Challenge League. Zurigo e San Gallo sono già salvi, dall’alto dei loro 47 punti. Delusi, ma salvi.
Insomma, la Super League, oltre a regalare emozioni nella lotta per il titolo, garantisce un pizzico di quel “dramma sportivo” che non guasta mai.
Paolo Tramezzani, che a Lugano conosciamo molto bene per aver portare per la prima volta il club allora presieduto da Renzetti in Europa, da gennaio allena l’Yverdon. Ha preso il posto del ticinese Alessandro Mangiarratti. L’obiettivo? Salvare la squadra. Né più né meno.
Un compito non semplicissimo, ma che Tramezzani crede di poter assolvere.
“Quando sono arrivato a gennaio, speravo di arrivare a giocarmi le ultime cinque partite in questa situazione”.
Preoccupato?
“Onestamente no, anche se mi rendo conto che non sarà facile. Ma so cosa può fare la mia squadra, ho fiducia nei miei ragazzi. Lo abbiamo dimostrato in tante partite in cui abbiamo tenuto testa all’avversario”.
Cosa potrà fare la differenza?
“Sicuramente l’aspetto mentale. Bisogna prepararsi bene in testa, senza sovraccaricarsi di pensieri o preoccupazioni. La società ci lascia tranquilli, la proprietà è negli Stati Uniti, ma ci dà il giusto supporto. È consapevole che stiamo lottando per il traguardo che ci eravamo prefissati”.
Cosa sei riuscito a portare in questi mesi e cosa invece vi manca ancora?
“Sono contento per il coraggio che la squadra ha messo in campo in questo inizio di 2025, mentre forse ci manca ancora un pizzico di esperienza e maturità. I ragazzi, in questi mesi, sono comunque cresciuti”.
Guardando le statistiche, anche a voi, come a tante altre squadre, manca un vero centravanti:
“In attacco sto giocando con la coppia Tasar-Marchesano, giocatori che trovano spesso la conclusione in porta e anche le reti. È una mia scelta quella di giocare con due “finti” attaccanti. Ormai è sempre più difficile trovare la tipica punta, vedo che poche squadre ce l’hanno”.
Tu continui a fare un gioco molto verticale: insomma, niente costruzione dal basso.
“L’avevo fatto in Croazia, all’Hajduk Spalato, ma lì avevo dei difensori adatti a questo tipo di gioco. Personalmente credo che giocare la palla nella tua zona difensiva, se da un punto di vista del possesso palla sia più facile, sia comunque meno redditizio. Se alla fine lanci comunque lungo, ti ritrovi con i difensori all’altezza della tua area di rigore. Preferisco andare a mettere pressione molto più alto. Credo che la costruzione dal basso sia diventata una specie di manìa…”.
La professione dell’allenatore non è facile: in questo momento, anche Croci-Torti è sotto pressione e perfino criticato.
“Dico solo una cosa: giù le mani da Mattia. Non scherziamo su questa cosa. In questi anni a Lugano ha fatto un capolavoro, gliel’ho detto un mese fa quando ci siamo incontrati. È un collega che stimo moltissimo e che ha fatto grandi cose. Ma ormai tutti gli allenatori sono criticati quando le cose non vanno benissimo: pensiamo a Guardiola o Ancelotti…”.
A proposito di Lugano: potrebbe tornare Alioski, che con te aveva fatto benissimo.
“Con “Gianni” ci sentiamo spesso. È un ragazzo splendido, che ha ancora fame, uno che può ancora dare tantissimo. Avevo cercato di portarlo con me un paio di volte nelle mie esperienze all’estero, ma non è mai stato possibile. Non sta giocando nel suo club, è vero, ma quando lo vedo in nazionale (macedone) fa sempre grandi cose. Con me giocava da attaccante e segnava tanto, ora lo utilizzano di più sulla fascia, ma è sempre un grande giocatore”.
Il tuo contratto scade a fine giugno: ti piacerebbe restare a Yverdon?
“Il club ha un’opzione e io qui mi trovo molto bene. Ma adesso la mia testa è alle prossime partite e a una salvezza da ottenere a tutti i costi. Poi, vedremo”.