A Lugano, sponda hockey, è cambiato tutto. Una rivoluzione nel vero senso della parola, probabilmente necessaria dopo la deludente stagione appena terminata. Il passato, con le sue idee, è stato clamorosamente cancellato.
Da un allenatore giovane e fatto in casa, con cui si pensava di costruire un progetto a lungo termine, alle nomine di un nuovo direttore sportivo (Steinmann), un nuovo allenatore (Mitell) e un nuovo assistente (Hedlund), che in realtà è qualcosa di più, vista la nomina ad Associated coach.
C’è già chi vede nella coppia, composta da due allenatori “veri”, una sorta di pericolosa sovrapposizione, con Hedlund da anni ormai il preferito di Steinmann. Soltanto il tempo dirà se questo nuovo tandem funzionerà. Così come le idee del nuovo DS, a cui sembra essere stata data carta bianca, tanto da aver cancellato d’abrupto il famigerato “Gruppo sport”, che ricopriva un ruolo determinante nelle scelte tecniche del club.
Almeno a livello di organigramma, il presidente Vicky Mantegazza e il CEO Marco Werder, si fanno da parte. Lasciano l’incombenza di tracciare le nuove linee guida a Steinmann, che dalla prima intervista, si è dimostrato molto sicuro di sé. Ha già individuato i mali di questo club, così come ha capito cosa serve a questa squadra per tornare a recitare un ruolo di protagonista.
Un pizzico di arroganza, sicurezza nei propri mezzi o che altro?
Una cosa è certa: il Lugano, adesso, ha un unico responsabile, un uomo su cui grava tutto il peso di un club vittima anche della gloria passata. Una società che deve scuotersi, per non farsi inghiottire dalla mediocrità.
È una decisione per certi versi epocale, quella presa da Vicky Mantegazza, figlia forse anche delle pesanti critiche di questi ultimi mesi. Una scelta che soltanto il tempo, dirà se è stata fatta con cognizione di causa o per un pizzico di comprensibile disperazione.
(Foto DB)