La stagione dell'Inter sta
declinando verso il territorio dell'avrei voluto ma non ce l'ho fatta: pesante
sconfitta nella Supercoppa; eliminazione dalla Coppa Italia; perso,
virtualmente, il Campionato; rimarrebbe la Champions. Aleggia lo spettro dello Zero Titoli. Me le ambizioni
erano motivate? Perché è avvenuto questo crollo?
La società. La
proprietà riterrà l'annata positiva. I conti sono tornati. Si
prospetta un utile, i costi saranno inferiore ai ricavi. La Champions
ha portato un diluvio di denaro. Anche se non arriveranno trofei,
l'obiettivo è raggiunto. Il bilancio prima di tutto.
La dirigenza.
Marotta e i suoi collaboratori hanno dovuto fare della necessità la
virtù: non possono operare sul mercato da anni. Eppure hanno
commesso degli errori macroscopici: Asllani e Frattesi hanno deluso
le attese e andavano ceduti da tempo; Correa, Arnautovic e Taremi
sono stati autentici azzardi, sono comprimari di basso profilo.
La squadra. È
capace di giocare un buon calcio, ma solo quando ci sono
gli undici titolari. Troppo giocatori superano la trentina, e
andavano gestisti con parsimonia. Il contributo della panchina è stato inesistente, e non all'latezza delle ambizioni.
I tifosi. Hanno
capito e si sono adeguati. La delusione rimarrà indelebile. Il
pensiero va a un ciclo, che si sta concludendo. E sul campo verranno
lasciati due scudetti: quello del 2022 e l'attuale. Hanno affollato
lo stadio, hanno incitato i giocatori, si sono divertiti, hanno
sperato. Ora è tempo dell'ultima battaglia: quella contro il
Barcellona. Che fare? Il calcio è un grande mistero: dove
l'impossibile può diventare probabile. Forse.