La rete non dimentica: e così, nel nostro archivio, potrete trovare il pezzo nel quale dicevamo che questa Inter aveva ottime possibilità di qualificarsi con il Barcellona, oltretutto orfano di tale Lewandowski (quando scrivemmo il pezzo il polacco non era ancora stato fermato dal malanno muscolare, tra l'altro). I milanesi, infatti, possono mettere in campo ciò che ai catalani manca, vale a dire quella sagacia tattica che è l'essenza stessa del calcio, unico sport di squadra dove il più forte atleticamente non sempre vince. Giorni a leggere il funerale della squadra milanese, sovente celebrato dai propri tifosi, quando la stessa andava a incontrare quella che più ne avrebbe esaltato le caratteristiche migliori: ripartenza e ricerca della profondità, con un Marcus Thuram al rientro che la cura Inzaghi ha trasformato in un finalizzatore implacabile (da cineteca il primo gol).
Il resto sono state due reti incassati dai Barça su palla ferma, cioè qualcosa di inammissibile a questi livelli. Vero che l'Inter ha i suoi schemi in queste occasioni, mandando in area parecchi giocatori, diversi dei quali dotati nel gioco aereo. Però, lo staff tecnico dei catalani dovrà trovare contromisure efficaci a San Siro, se vorrà guadagnarsi la finale. E poi c'è il bambino prodigio, Lamine Yamal. Eupalla ha voluto premiare Inzaghi e la sua banda, mandando sui legni due conclusioni (una per tempo) che avrebbero fatto entrare questo talento nell'olimpo della Champions: probabilmente, ha pensato la dea della Pedata, per lui ci saranno altre occasioni. Però era davvero da tanto, tanto tempo che non vedevamo accarezzare la palla in quel modo, nonostante il tecnico nerazzurro avesse predisposto per lui una gabbia speciale, con il costante raddoppio di marcatura sulla fascia di competenza. Davvero uno spettacolo al quale, ahimè, non eravamo più abituati.
Poi, certo: i nerazzurri hanno avuto momenti di grande difficoltà, soprattutto nella seconda metà della prima frazione, dopo essersi trovati inaspettatamente in vantaggio di due gol quando non erano passati che una ventina di minuti dall'inizio. E, va detto, non ci aspettavamo che i blaugrana, una squadra tutto sommato ancora giovane in gran parte della sua ossatura, trovasse lo spirito per rimontare due gol a una compagine di volponi come quella nerazzurra, abituata a tenere il risultato in queste situazioni, come aveva fatto per esempio quest'autunno con l'Arsenal e in tante altre occasioni. La realtà è che il Barcellona può contare su una potenza atletica di spessore, e su capacità dei singoli davvero impressionati. Certo, l'Inter ha giocato con i dieci undicesimi della formazione titolare; eppure, in alcuni momenti, la barca nerazzurra è sembrata sul punto di affondare. Invece è stato bravo Simone Inzaghi a far trovare ai suoi l'equilibrio necessario, nella ripresa, per reggere un assalto che, col passare dei minuti, per forza di cose, è diminuito d'intensità. Ed è stato solo per un caso che Mkhitaryan non abbia trovato la rete del vantaggio, dopo una ripartenza perfetta dei suoi, per via della punta della scarpa in fuorigioco. E, forse per quello, qualche minuto più tardi Eupalla ha mandato la sfera accarezzata dal bambino d'oro Lamine Yamal sull'incrocio dei pali, là dove il nostro Yann Sommer non sarebbe mai potuto arrivare. Perché la bizzosa del calcio, sovente, dà e toglie, sulla base del proprio inappellabile giudizio estetico, quasi sempre condiviso dalla maggioranza degli appassionati. E, a questo giro, ha voluto regalare una possibilità e una speranza a chi, tra i nerazzurri, è arrivato all'ultimo valzer. Tutto sta a vedere se i diversi vecchi marpioni in maglia interista sapranno meritarsi il regalo. Appuntamento, quindi, alla settimana prossima.
Il resto sono state due reti incassati dai Barça su palla ferma, cioè qualcosa di inammissibile a questi livelli. Vero che l'Inter ha i suoi schemi in queste occasioni, mandando in area parecchi giocatori, diversi dei quali dotati nel gioco aereo. Però, lo staff tecnico dei catalani dovrà trovare contromisure efficaci a San Siro, se vorrà guadagnarsi la finale. E poi c'è il bambino prodigio, Lamine Yamal. Eupalla ha voluto premiare Inzaghi e la sua banda, mandando sui legni due conclusioni (una per tempo) che avrebbero fatto entrare questo talento nell'olimpo della Champions: probabilmente, ha pensato la dea della Pedata, per lui ci saranno altre occasioni. Però era davvero da tanto, tanto tempo che non vedevamo accarezzare la palla in quel modo, nonostante il tecnico nerazzurro avesse predisposto per lui una gabbia speciale, con il costante raddoppio di marcatura sulla fascia di competenza. Davvero uno spettacolo al quale, ahimè, non eravamo più abituati.
Poi, certo: i nerazzurri hanno avuto momenti di grande difficoltà, soprattutto nella seconda metà della prima frazione, dopo essersi trovati inaspettatamente in vantaggio di due gol quando non erano passati che una ventina di minuti dall'inizio. E, va detto, non ci aspettavamo che i blaugrana, una squadra tutto sommato ancora giovane in gran parte della sua ossatura, trovasse lo spirito per rimontare due gol a una compagine di volponi come quella nerazzurra, abituata a tenere il risultato in queste situazioni, come aveva fatto per esempio quest'autunno con l'Arsenal e in tante altre occasioni. La realtà è che il Barcellona può contare su una potenza atletica di spessore, e su capacità dei singoli davvero impressionati. Certo, l'Inter ha giocato con i dieci undicesimi della formazione titolare; eppure, in alcuni momenti, la barca nerazzurra è sembrata sul punto di affondare. Invece è stato bravo Simone Inzaghi a far trovare ai suoi l'equilibrio necessario, nella ripresa, per reggere un assalto che, col passare dei minuti, per forza di cose, è diminuito d'intensità. Ed è stato solo per un caso che Mkhitaryan non abbia trovato la rete del vantaggio, dopo una ripartenza perfetta dei suoi, per via della punta della scarpa in fuorigioco. E, forse per quello, qualche minuto più tardi Eupalla ha mandato la sfera accarezzata dal bambino d'oro Lamine Yamal sull'incrocio dei pali, là dove il nostro Yann Sommer non sarebbe mai potuto arrivare. Perché la bizzosa del calcio, sovente, dà e toglie, sulla base del proprio inappellabile giudizio estetico, quasi sempre condiviso dalla maggioranza degli appassionati. E, a questo giro, ha voluto regalare una possibilità e una speranza a chi, tra i nerazzurri, è arrivato all'ultimo valzer. Tutto sta a vedere se i diversi vecchi marpioni in maglia interista sapranno meritarsi il regalo. Appuntamento, quindi, alla settimana prossima.