AC BELLINZONA
"Felicissimo di essere a Bellinzona"
Pubblicato il 12.02.2025 18:37
di Enrico Lafranchi
A un girone d’andata tutto sommato discreto, anche se inferiore alle attese, è corrisposto un inizio di ritorno deludente (al di là degli avversari, Aarau e Thun, per di più affrontati in trasferta): tre partite, due sconfitte. Come abbiamo già lasciato intendere sabato bisogna evitare, a ogni costo, un altro kappaò. Tanto più che lo Stade Losanna, sulla carta, non rappresenta un grosso ostacolo.
Ne parliamo con Jonathan Sabbatini, presenza indispensabile in squadra: l’età matura gli rende la meritata considerazione di leader (anche se l’ex capitano del Lugano non è d’accordo su questa ‘qualifica’). Ma leader ,Jonathan lo è a tutti gli effetti. Basta non guardare il numero della sua maglia, il 10 gli calzerebbe a pennello. Una questione, dunque, di numeri? Ma no, scherziamo, se mai si potrebbe ‘analizzare’ la sua posizione in campo... A Lugano Jonathan era il ‘metronomo’ della mediana e segnava! Aveva la grinta del leader, si è trattato di una perdita per la squadra di Super League (chissà che Mattia Croci Torti non ci abbia ripensato…). Sabbatini non è il tipo di incensarsi, il passato è passato. Non ha la minima intenzione di ‘rimuginare’ sui suoi trascorsi al Cornaredo. Il Bellinzona, che gli ha consegnato la maglia numero 4 (invece della 10), ha un problema urgente: salvare il posto in Challenge League. L’intervista parte, appunto, dalla gara di sabato.
Non è naturalmente (e per fortuna) una partita da ‘ultima spiaggia’. È però di vitale importanza:
“Ci troviamo in una posizione che nessuno si aspettava. Le aspettative erano altre, anche alte. Soprattutto per la qualità che c’è nella squadra. Abbiamo in rosa giocatori di qualità, ma questo non vuol dire che puoi sempre vincere, lo devi però dimostrare sul campo. È quanto vogliamo fare con lo Stade Losanna-Ouchy”.
Come spiega la posizione di classifica della squadra dal momento che alcuni allenatori ne elogiano la bontà della rosa?
“I complimenti (risponde sorridendo, ndr) alle volte fanno male. È però giusto dire che abbiamo raccolto poco. Per vincere bisognerebbe segnare un gol in più degli avversari”.
Che cosa manca soprattutto, a parte il gol, a questo Bellinzona?
“Nella prima parte di campionato sono capitate tante cose. Il fatto di avere perso punti a tavolino (ben 6, una cosa fuori di testa, il dito va puntato sulla dirigenza non sui giocatori! – Ndr) evidentemente ci condiziona. La squadra non è inoltre scesa sempre in campo al completo per via di tanti (troppi) infortuni. Piano piano stiamo ora rientrando tutti quanti, le nostre ultime prestazioni (contro le due compagini di testa) sono state senz’altro buone, ma questo non basta. Sappiamo che le partite le vinci creando delle situazioni per fare gol. Dobbiamo essere più concreti sotto porta, in questi giorni ne abbiamo parlato a lungo tra di noi e con lo staff”.
Eppure, in allenamento le reti fioccano…
“Occorre essere più lucidi e cinici davanti al portiere, e anche più ‘egoisti’. Credo che sia lì la differenza. Magari alle volte ci guardiamo troppo allo specchio, vogliamo per così dire essere belli… In area dobbiamo essere più concreti e più ‘cattivi’”.
Se l’aspettava una simile situazione?
“Penso che nessuno di noi se l’aspettasse. Non siamo contenti della stagione che stiamo facendo, è evidente: dobbiamo assolutamente fare di più".
Quella che vi attende è una partita da non perdere: dico bene?
“Soprattutto perché giochiamo in casa dove abbiamo dimostrato di essere una squadra difficile da battere. Bisogna continuare su questa linea in quanto ci sono obiettivi importanti, sia in campionato (salvezza, per intenderci, ndr) e coppa (fare la festa anche al Losanna di Ludovic Magnin sarebbe il massimo). Vincere aiuta a vincere, cerchiamo la vittoria contro lo SLO anche per fare in modo che le due squadre che ci stanno dietro (Sciaffusa e Nyon) non siano tranquille”.
Nella situazione in cui vi trovate il pubblico dovrebbe fungere da ‘dodicesimo uomo’:
“Se vogliamo che la gente venga alle partite, è chiaro che occorrono dei risultati. È vero che il tifoso dovrebbe essere vicino alla squadra anche nei momenti di difficoltà (prendiamo come esempio il Brügglifeld dove si contavano 4-5 mila spettatori anche quando l’Aarau si trovava agli ultimi posti, ndr), ma sta però a noi fare il primo passo”.
Jonathan (abbiamo intervistato Sabbatini dopo la doppia fatica palestra-campo – quello in sintetico, va precisato: il ‘C’ era impraticabile per la pioggia insistita di questi giorni – ndr), si è mai pentito, o comunque fatto dei ‘pensieri’ sulla sua scelta di non accettare la proposta del Lugano dopo tanti anni di ‘capitanato’a costo magari – lo diciamo noi - di ‘sfidare’ la logica (un futuro con altre mansioni in quella che era ormai diventata la ‘sua’ squadra)?
“No no, oggi farei la stessa scelta. Mi sto impegnando al massimo, sto cercando di dare del mio meglio, ho pressoché ritrovato la ‘condizione’ che avevo prima dell’infortunio. Quindi sono felicissimo di essere qui e di aiutare i più giovani. Quando i ragazzi mi chiedono qualcosa, gli do volentieri una mano, un consiglio. Io stesso mi ero trovato, agli inizi di carriera, nella loro situazione”.
Chapeau! Abbiamo parlato con un professionista del pallone meritevole di essere trattato con i guanti come fa l’ACB.
(foto ENLA)