NATIONAL LEAGUE
Ci mancherai, Andres
Pubblicato il 14.02.2025 08:30
di Marco Maffioletti
Nella vita ci sono determinati eventi storici che rimangono impressi nella nostra mente. Fatti di cronaca accaduti in passato, momenti in cui quasi tutti si ricordano dove fossero e cosa stessero facendo in quell’istante. Limitandoci all’ ambito sportivo, chissà quanti ticinesi ancora si ricordano come e dove seguirono la storica medaglia d’oro ottenuta alle Olimpiadi da Michela Figini nel 1984 a Sarajevo. Oppure la prima vittoria di Clay Regazzoni in Formula 1 nel 1970 a Monza o il primo trionfo di Roger Federer a Wimbledon nel 2003. In questo elenco, fin qui allegro, rientra sicuramente anche la tragica morte di Ayrton Senna a Imola il primo maggio del 1994. Nel nostro piccolo grande mondo dell’hockey anche la data di ieri rischia di restare impressa nella memoria, un po’ come quel 5 aprile del 1999, quando il Lugano vinse il titolo alla Valascia. Attorno alle ore 16 il Davos pubblica un video. Nulla di pomposo, un minutino nel quale con la solita semplicità e umiltà Andres Ambühl informa che a fine stagione appenderà il bastone al chiodo. Come se nulla fosse, quasi avesse comunicato la sua lista della spesa mattutina. Il leggendario Büehli pure in questo momento unico nella carriera di un atleta e per certi versi storico è rimasto fedele al suo credo. Lui che paradossalmente non ha mai amato essere al centro dell’attenzione e spesso si è sentito imbarazzato quando ha ricevuto premi e onorificenze varie.
Le voci in merito a un suo ritiro si erano alimentate nel corso della pausa dedicata alla Nazionale. Si mormorava qualcosina, alcuni colleghi ne erano persino certi. Mai nessuno però evidentemente ha pensato di anticipare i tempi per fare lo scoop. Qualsiasi giocatore, figuriamoci un monumento come Ambühl, ha il diritto di annunciare il suo ritiro senza venire anticipato da qualche giornalista. È una regola non scritta che fa parte della buona educazione, del rispetto e della deontologia professionale. A 41 anni si chiuderà così una carriera incredibile. I record del leggendario capitano del Davos sono innumerevoli e in fondo è superfluo ripeterli: sono stati elencati, aggiornati e ripetuti in continuazione. Sarà strano non vedere più il numero 10 sul ghiaccio. L’ultimo quesito aperto è con quale maglia disputerà la sua ultima fatica. Con il suo Davos? Oppure ci sarà spazio in rossocrociato per il suo ventesimo (!) Mondiale in quel di Herning? Poco importa in fondo, godiamoci semplicemente gli ultimi balli di questo campione, una vera icona, la più popolare, la più amata dall’intero popolo hockeistico elvetico. Suo malgrado.
(PostFinance/KEYSTONE/Gian Ehrenzeller)